“… Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma.”
Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni.
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Siamo così abituati alle cose negative che quando ci succedono quelle buone ci domandiamo immediatamente dove possa essere la fregatura.
IL BICCHIERE E’ MEZZO PIENO!
È una considerazione triste ma vera. Noi non siamo abituati alla Pasqua. Siamo allenati al venerdì Santo e quasi ci sentiamo più a nostro agio davanti al Crocifisso che davanti al sepolcro vuoto. Non è masochismo, è questione di sintonia. Ci sentiamo più affini alla sofferenza di Cristo che alla Sua vittoria. Ci convinciamo che forse, in fondo in fondo, la sofferenza la meritiamo. Eppure siamo cristiani in virtù proprio di una vittoria. Dobbiamo tornare a farci evangelizzare dal bicchiere mezzo pieno. Dobbiamo ritornare a bene-dire la vita, cioè a dire il bene della vita. Non è una fuga dalla realtà ma un tentativo di allargare il nostro realismo che molto spesso è un concentrato di ciò che non va. La Pasqua è permettere alla luce di Cristo di dissipare la nostra paura ormai abituale. La Pasqua è permettere a tutto il bene silenzioso della nostra vita di tornare ad avere voce in capitolo dentro di noi, dentro le nostre scelte. Signore, donami il tuo sguardo di risorto su di me e sugli altri.
Buona giornata!
Le Sorelle Clarisse (in parte)