Nel Medioevo

L’OBOE NEL MEDIOEVO

nel medioevo

Nel Medioevo. Canne ad ancia. Strumenti con un’ancia semplice battente, o clarinetti, non hanno importanza nell’Estremo Oriente. 1l solo tipo che se ne trova oggi è un clarinetto di bambù liscio con sei fori per le dita, sotto il nome di ch’un kuan o la pa in cinese, ed è un giocattolo per bambini. A volte due di questi clarinetti sono uniti a formare un clarinetto doppio, tui hsiao. In secoli precedenti i Cinesi usarono un clarinetto, che aveva le due estremità ricoperte da corni di bue: quello all’estremità inferiore serviva da campana, l’altro da camera d’aria con dentro l’ancia battente e costringeva il sonatore a soffiare senza tener l’ancia in bocca. Secondo la tradizione cinese questo clarinetto era tartaro. Non se n’è conservato alcun esemplare e una illustrazione in un antico trattato cinese, che è nostra unica fonte, non chiarisce se fosse un flauto, un oboe o un clarinetto. Noi possiamo però esser sicuri che si trattasse d’un clarinetto poiché era simile nella forma a una famiglia dispersa, i cui rari membri si trovano sulle coste e le isole lungo la via marittima che conduce dall’Oceano Indiano, attraverso il Mediterraneo, nell’Atlantico. Essi ricorrono a Ceylon e nell’Arcipelago Greco, tra i Baschi e pure nel Galles dove sono noti come pibgorn (in inglese hornpipe).
L’oboe cilindrico (giapponese hichiriki; cinese kuan) è fatto con legno duro, osso o corno; ha 7 + b fori per le dita, e una lunga ancia doppia che misura fino a 7,5 cm. Si dice che lo strumento sia pervenuto da Kutcha nel Turkestan orientale. Il che è possibile, ma con ogni probabilità esso ha la sua origine più a Occidente. Fu usato nel Caucaso e nella Fenicia, nell’antico Egitto, nelle moderne regioni islamiche e nell’antica Grecia; il nome arabo `iraqia, « dall’Iraq », indica verso l’Asia occidentale. L’oboe conico dell’Estremo Oriente è notevolmente sottile. Ciascuno dei 7 + b fori per le dita si trova nella sua propria scanalatura intagliata attorno alla canna, dandole un profilo increspato; l’imboccatura, il disco per appoggiare le labbra e la campana sono di metallo. I Cinesi lo dicono uno strumento indiano, e questa origine è confermata dal fatto che i Mongoli fanno anch’essi derivare il loro oboe, che è identico, dall’India. I lama, riferendone, aggiungono che questo strumento sacro imita la voce dell’uccello indiano galatingga. Il suo nome mongolico, bishur, è certamente connesso col vocabolo biga che un manoscritto persiano del XIV secolo d.C. cita come nome d’una canna sonora (nella grafia moderna è figa). Il nome cinese sona, d’altra parte, è identico al nome turco, persiano e indostano dello stesso strumento, surnà e surnày; un’altra forma mongolica è suru-nai. Lo strano nome giapponese charumela o charumera (r e 1 non si differenziano in giapponese) è patentemente l’antico termine spagnolo per l’oboe: charamela. I mercanti portoghesi e i Gesuiti spagnoli giunsero in Giappone nel XVI secolo, ed essendo i primi europei a mettervi piede, esercitarono un’influenza sulla terminologia.

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