“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”…
Luca 7,31-35
Il male dell’indifferenza. 31 A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? 32 È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. 33 È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. 34 È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. 35 Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli”.
IL MALE DELL’INDIFFERENZA
L’accusa di Gesù, nel vangelo di oggi, è verso coloro che non si lasciano coinvolgere, perché hanno troppi schemi, troppe rigidità da perdere.
C’è un grande nemico che rischia di condizionare la nostra vita: l’indifferenza. Quell’atteggiamento, cioè, che ci fa essere sempre neutri davanti a qualunque cosa. Nulla più ci entusiasma, nulla ci fa nemmeno arrabbiare, tutto è inesorabilmente piatto.
Solitamente l’indifferenza nasce dalla pigrizia, ma a volte è una maniera che abbiamo di difenderci. Diciamo a noi stessi “se io mi tengo lontano da tutto, allora niente potrà farmi male”.
Ma la vita è compromissione con tutto ciò che viviamo. La vita è fatta di luci e di ombre, di entusiasmi e di delusioni. Non possiamo chiudere gli occhi e tagliarci fuori dalla realtà.
La fede esige piedi ben piantati per terra e occhi ben aperti. Non dimentichiamoci che per realizzare i sogni che coviamo nel cuore, il primo passo è svegliarsi.
“Tocca il mio cuore, Signore, e liberalo dall’egoismo e dall’indifferenza.”
Buona giornata!
le sorelle clarisse