“In verità, in verità io vi dico:
chi a. colui che io manderò…
Chi Accoglie Voi.. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
Siamo durante l’ultima cena. Leggendo questo brano sembra chiaro che, il peccato di Giuda non è tanto quello di aver tradito Gesù, ma di non averlo imitato nell’umiltà e nel non averlo accolto. Giuda è quello che “non sarà beato” perché non metterà in pratica l’insegnamento del maestro. Perché preferirà i denari all’acqua sporca del catino. Perché rimarrà deluso da un Messia che non si fa re ma servitore. Qui è in gioco anche la nostra idea di cristianesimo! Siamo cristiani che sono disposti a sporcarsi le mani, disposti a lavare i piedi, oppure siamo cristiani “da salotto”, come dice il nostro Papa? Il nostro essere cristiani, se è vero, ci deve “scomodare”, ci deve mettere un po’ in difficoltà, perché la fedeltà al comandamento del Giovedì santo non è una passeggiata. La cosa fondamentale però è che noi non agiamo a nome nostro: “Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”. E’ un po’ come il gioco delle matriosche! Noi portiamo dentro di noi Cristo, Cristo porta dentro di sé l’immensità della Trinità! Abbiamo una scelta grande da fare: lasciarci abitare o no, accogliere o no.
“Signore, rendimi sempre più capace di accoglienza.”
Buona giornata!
Le Sorelle Clarisse (in parte)