Animali e covid-19

Animali / 1. Sono possibili importazioni di animali o di prodotti di origine animale dalla Cina?

Covid-19 – Come proteggersi

Animali e covid-19. A causa della presenza di alcune malattie degli animali contagiose in Cina, solo pochi animali vivi e prodotti animali non trasformati sono autorizzati per l’importazione nell’Unione europea dalla Cina.

Non c’è prova che uno qualsiasi degli animali o dei prodotti di origine animale, autorizzati all’entrata nell’Unione Europea, rappresenti un rischio per la salute dei cittadini dell’UE a causa della presenza di SARS-CoV-2 in Cina.
2. È possibile importare prodotti alimentari di origine animale dalla Cina?

Come per le importazioni di animali e prodotti di origine animale, a causa della situazione sanitaria degli animali in Cina, solo pochi prodotti alimentari di origine animale sono autorizzati per l’importazione nell’UE dalla Cina, a condizione che soddisfino rigorosi requisiti sanitari e siano stati sottoposti a controlli.

Per gli stessi motivi, i viaggiatori che entrano nel territorio doganale dell’UE non sono autorizzati a trasportare nel bagaglio carne, prodotti a base di carne, latte o prodotti lattiero-caseari.
3. Esiste il rischio che l’infezione da COVID-19 sia trasmessa dagli animali?

Sebbene i dati disponibili, in particolare le sequenze genetiche, suggeriscano l’origine animale del virus SARS-CoV-2, attualmente non esistono sufficienti prove scientifiche che identifichino in modo preciso la fonte o la via di trasmissione dal serbatoio animale di origine a un presunto ospite intermedio e poi all’uomo. Sono in corso studi per comprendere meglio la suscettibilità delle diverse specie animali al virus SARS-CoV-2 e per valutare la dinamica dell’infezione nelle specie sensibili. (Fonte: Commissione Europea).
4. Posso contrarre l’infezione dal mio animale da compagnia?

Non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo nella diffusione di SARS-CoV-2 che riconosce, invece, nel contagio interumano la via principale di trasmissione. Tuttavia, poiché la sorveglianza veterinaria e gli studi sperimentali suggeriscono che gli animali domestici siano, occasionalmente, suscettibili a SARS-CoV-2, è importante proteggere gli animali di pazienti affetti da COVID-19, limitando la loro esposizione.

Si raccomanda di lavare le mani frequentemente con acqua e sapone o usando soluzioni alcoliche prima e dopo essere stati a contatto con gli animali, con la lettiera o la scodella del cibo.
5. Esiste il rischio che il virus SARS-CoV-2 sia trasmesso dall’uomo agli animali o da animale ad animale?

È verosimile che l’ambiente dei pazienti COVID-19 sia contaminato dal virus SARS-CoV-2, pertanto gli animali domestici che vivono con persone contagiate sono esposti al virus SARS-CoV-2. Non è possibile escludere il rischio di esposizione al virus SARS-CoV-2, né l’infezione da COVID-19 nel caso di animali domestici che vivono in famiglie colpite. Dalla valutazione preliminare emerge che il rischio di esposizione e successiva infezione nelle famiglie è basso per i gatti, i furetti e i criceti, molto basso per i cani e trascurabile per gli uccelli e i rettili.
Attualmente non esistono evidenze scientifiche secondo le quali cani e gatti possono favorire la trasmissione del virus SARS-CoV-2 all’uomo. Inoltre, nonostante casi isolati di infezione riportati in cani e gatti, al momento nessuna prova scientifica suggerisce che gli animali infettati dall’uomo stiano giocando un ruolo nell’epidemiologia della pandemia di COVID-19.
I focolai di COVID-19 nell’uomo si diffondono da persona a persona. Nei precedenti episodi di focolai di SARS, gli animali domestici non hanno rappresentato un serbatoio animale, né hanno favorito la diffusione del virus attraverso la trasmissione zoonotica. (Fonte: Ciommissione Europea)
6. Occorre adottare precauzioni specifiche con il proprio animale domestico?

Innanzitutto, non è giustificata l’adozione di misure che possano compromettere in qualche modo il benessere del proprio animale. Sebbene attualmente non vi siano evidenze scientifiche del fatto che cani, gatti o altre specie di animali domestici concorrono alla diffusione del virus SARS-CoV-2 e gli animali contagiati dall’uomo non giocano un ruolo nell’epidemiologia della COVID-19, si raccomanda, quando possibile, un atteggiamento precauzionale. Possono essere adottate alcune misure protettive:

  • a scopo precauzionale, le persone infette o nelle quali si sospetta l’infezione da SARS-CoV-2 devono evitare il più possibile il contatto ravvicinato con il proprio animale e adottare buone pratiche igieniche (ad es. mantenersi a distanza dagli animali domestici, lavarsi le mani frequentemente, evitare di toccarsi il volto, indossare una mascherina)
  • secondo lo stesso approccio precauzionale, gli animali appartenenti a proprietari nei quali si sospetta l’infezione da SARS-CoV-2 devono ridurre al minimo i contatti con persone o altri animali ed essere tenuti in casa presso le famiglie o in luoghi o rifugi destinati all’isolamento degli animali, per quanto possibile, non pregiudicandone in alcun caso il benessere, e per una durata pari all’isolamento raccomandato per l’uomo nella stessa area geografica
  • i proprietari devono tenere il proprio animale domestico al guinzaglio quando camminano all’esterno, così da poter garantire la “distanza sociale” dalle altre persone.

(Fonte: Commissione Europea).
7. Quali sono gli accorgimenti da attuare al ritorno della passeggiata con il mio cane?

Al ritorno dalle passeggiate, per proteggere il nostro amico è opportuno sempre provvedere alla sua igiene, pulire soprattutto le zampe evitando prodotti aggressivi e quelli a base alcolica che possono indurre fenomeni irritativi, provocando prurito e usando invece prodotti senza aggiunta di profumo (es. acqua e sapone neutro). Per il mantello si consiglia di spazzolarlo e poi passare un panno umido.
8. Devo cambiare l’alimentazione del mio animale domestico?

Si consiglia di non variare l’alimentazione.
9. Esiste il rischio che il virus SARS-CoV-2 sia trasmesso attraverso gli alimenti per animali domestici o i mangimi? E per quanto riguarda le confezioni?

Come nel caso degli alimenti per il consumo umano, non sono stati segnalati casi di trasmissione del virus SARS-CoV2 agli animali attraverso il consumo di alimenti per animali domestici. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha concluso che “non esistono prove del fatto che il cibo sia una probabile fonte o via di trasmissione del virus”.
In effetti, come per gli alimenti destinati al consumo umano, non esistono evidenze scientifiche e appare molto improbabile che si possa essere infettati nel maneggiare alimenti per animali domestici. Le raccomandazioni relative alla gestione delle confezioni di alimenti per animali domestici sono identiche a quelle che riguardano la manipolazione di qualsiasi altro pacco. Questa valutazione è valida anche per i mangimi destinati agli animali d’allevamento. (Fonte: Commissione Europea).
10. Esiste il rischio specifico che il virus SARS-CoV-2 sia trasmesso dagli animali d’allevamento destinati alla produzione degli alimenti?

Non ci sono evidenze scientifiche del fatto che il bestiame può essere infettato dal virus SARS-CoV-2. Inoltre, i risultati preliminari degli studi suggeriscono che volatili e suini non sono sensibili al virus SARS-CoV-2. La produzione zootecnica nell’UE vanta i più alti standard di sicurezza alimentare, salute e benessere degli animali e tutela ambientale, che riducono enormemente il rischio di trasmissione degli agenti patogeni. Alti livelli di biosicurezza negli allevamenti limitano considerevolmente la potenziale esposizione degli animali d’allevamento a qualsiasi agente zoonotico. (Fonte: Commissione Europea)
11. Esiste un rischio specifico negli allevamenti di animali da pelliccia o nei giardini zoologici?

I visoni d’allevamento hanno mostrato segni clinici e sono risultati positivi al virus SARS-CoV-2 nei Paesi Bassi. Molto probabilmente quegli animali hanno contratto l’infezione dai custodi o dagli allevatori, e finora non ci sono state evidenze della trasmissione dai visoni all’uomo. Sono in corso ulteriori ricerche per avere un quadro più chiaro dell’epidemiologia e dell’ulteriore diffusione del virus SARS-CoV-2 negli allevamenti di visone.
I visoni sono mustelidi come i furetti, e studi scientifici hanno dimostrato che i furetti sono sensibili al virus SARS-CoV-2 a seguito dell’infezione sperimentale.
I dati ottenuti da esperimenti di laboratorio e sul campo indicano che molte specie animali (gatti, tigri, leoni, furetti, visoni e, in misura molto minore, cani) sono suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2.
I dati delle infezioni sul campo negli animali mostrano che in tutti i casi questi animali sono stati contagiati da esseri umani infettati da SARS-CoV-2 o sospettati di aver contratto la COVID-19. Al momento non vi sono prove che suggeriscano che gli animali infettati dall’uomo (come i gatti in numerosi paesi, i visoni nei Paesi Bassi o le tigri nei giardini zoologici degli Stati Uniti) stiano diffondendo la pandemia di COVID-19.
Sulla base delle informazioni disponibili, non esistono prove scientifiche che giustifichino l’adozione di ulteriori misure sanitarie per gli animali da pelliccia o detenuti negli zoo, compresi i visoni d’allevamento. Tuttavia, come misura precauzionale, si raccomanda al personale degli allevamenti di animali da pelliccia e degli zoo di indossare adeguati dispositivi di protezione individuale, in quanto tali soggetti appartengono a gruppi ad alto rischio/vulnerabili. (Fonte: Commissione Europea)
12. Qual è l’approccio dell’UE in materia di test sugli animali per la ricerca dell’infezione da SARS-CoV-2?

Attualmente, non vi è motivo di giustificare test di laboratorio su animali domestici o altre specie domestiche per la ricerca dell’infezione da SARS-CoV-2, pertanto non è necessario eseguire test di laboratorio al di fuori degli appropriati studi scientifici o delle indagini nelle condizioni controllate richieste. Sono importanti gli studi scientifici intesi a comprendere il potenziale serbatoio e le specie ospiti intermedie, compresi gli animali domestici, la fauna selvatica, gli animali d’allevamento o le dinamiche della COVID-19 come potenziale zoonosi (da uomo ad animale e viceversa).
I test sugli animali devono essere limitati agli studi scientifici sul virus SARS-CoV-2. I test sugli animali malati possono essere indicati in via eccezionale in presenza di un paziente COVID-19 confermato nella famiglia, e se tutte le altre diagnosi differenziali sono state esaurite e le Autorità hanno ritenuto opportuno avviare un’indagine su tali animali.
L’UE incoraggia indagini scientifiche ben pianificate e approfondite che favoriranno una migliore comprensione dell’epidemiologia della COVID-19. I Servizi Veterinari, i veterinari liberi professionisti ​​e quelli ufficiali sono incoraggiati a svolgere un ruolo attivo nella pianificazione tecnica e nel coordinamento dei suddetti studi sul virus SARS-CoV-2, evitando il più possibile la duplicazione e la distrazione delle scarse risorse verso test meno significativi al di fuori del contesto di ricerca. (Fonte: Commissione Europea)
13. Quali sono le responsabilità internazionali delle Autorità veterinarie in occasione di questo evento?

Le Autorità veterinarie mantengono stretti rapporti con la Commissione Europea e con l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE), nonché con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). Assicurano una comunicazione e una gestione del rischio coerenti e appropriate. Adeguati sistemi di scambio di dati sono operativi a livello europeo e internazionale al fine di segnalare rapidamente alle Autorità veterinarie competenti la comparsa e l’evoluzione delle malattie animali. Questi sistemi sono importanti per il monitoraggio e l’aggiornamento della situazione e, in caso di necessità, il coordinamento delle azioni. Le informazioni provenienti da questi sistemi sono inoltre condivise con il pubblico sui siti web della Commissione Europea e dell’OIE. È essenziale che la COVID-19 non porti all’applicazione di misure di controllo inadeguate nei confronti degli animali domestici o selvatici, che potrebbero comprometterne inutilmente il benessere e la salute o avere un impatto negativo sulla biodiversità e sulla sostenibilità dell’allevamento. I veterinari hanno un ruolo chiave nella comunicazione del rischio, in particolare nell’indicare la motivazione delle misure di gestione del rischio. (Fonte: Commissione Europea).
14. Cosa possono fare la Commissione Europea e i Servizi Veterinari nazionali riguardo alla salute degli animali e all’attuale pandemia di COVID-19?

La sanità pubblica e i Servizi Veterinari, compresi i veterinari, lavorano congiuntamente secondo un approccio One Health per condividere le informazioni, in particolare sui sospetti o sulle conferme di infezione negli animali, finalizzate alla valutazione del rischio laddove un paziente COVID-19 riferisca di essere o essere stato a contatto con animali domestici o con altri animali.
L’Unione Europea supporta una rete di laboratori di riferimento dell’UE (EURL) con l’obiettivo di garantire analisi di laboratorio di alta qualità e test armonizzati su tutto il territorio UE. Tale rete supporta le attività della Commissione Europea in materia di valutazione e gestione del rischio nelle diverse aree dell’analisi di laboratorio, comprese le malattie degli animali. In alcuni paesi, i Servizi Veterinari nazionali e i laboratori nazionali, nonché i suddetti EURL, stanno supportando attivamente le funzioni centrali della risposta sanitaria pubblica, offrendo un contributo efficace allo screening e ai test su campioni prelevati dall’uomo per la sorveglianza e la diagnosi.
La Commissione Europea basa le proprie misure e comunicazioni sulle più recenti informazioni scientifiche disponibili e incoraggia la promozione di fonti di informazione autorevoli, declassando i contenuti falsi o fuorvianti e rimuovendo quelli illegali o potenzialmente dannosi per la salute. (Fonte: Commissione Europea).
Per altre info: www.salute.gov.it

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